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«La sorprendente ricostruzione che Riccardo Brazzale aveva fatto delle musiche di scena composte, o meglio abbozzate nel 1963 da Duke Ellington per il Timone d’Atene di Shakespeare (e sempre eseguite dalla Lydian Sound Orchestra di Brazzale), è ora in un consigliabilissimo cd».
(Gianmario Maletto - Il Sole 24 Ore Domenica)
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«Con questa libera ricostruzione della Timon of Athens, la suite meno conosciuta di Duke Ellington, Riccardo Brazzale realizza un progetto particolarmente felice, singolare e significativo (...), nel quale, lontano da una impossibile ricostruzione filologica, ha lavorato in piena indipendenza, cercando di ricostruire lo “spirito” ellingtoniano da una prospettiva sua propria: in questa Timon of Athens Suite il ricordo di Duke Ellington convive con la scrittura di Brazzale e con il valore di ottimi solisti (i ben conosciuti Flavio Boltro, Mauro Negri, Pietro Tonolo, e i meno noti ma altrettanto efficaci Robert Bonisolo al tenore, Saverio Tasca al vibrafono e Michele Calgaro alla chitarra), consentendoci di apprezzare un lavoro che è in gran parte originale e dà luogo a un risultato originale. Il retaggio ellingtoniano è evidente negli impasti timbrici, nell’aristocratico incedere melodico e nel lavoro di qualche
strumento, come il clarinetto di Mauro Negri. Brazzale si fa apprezzare per le fantasiose soluzioni espressive e la scrittura multiforme: la classicità dei procedimenti si fonde nella contemporaneità ma la musica resta ariosa; anche le soluzioni complesse non appesantiscono l’ambientazione, che resta articolata e suggestiva.
(Angelo Leonardi - Musica Jazz)
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«Brazzale ha compiuto un lavoro eccellente, riuscendo in una singolare quadratura del cerchio. Da un lato ha saputo restituire con mano leggera alcuni profumi timbrici dell’ultimo Ellington come le stralunate sortite del clarinetto in discanto. Dall’altro ha evitato di proporsi l’impervio compito di ricostruire alla lettera la partitura ellingtoniana (se mai ne esistette una, (...) preferendo riallestire le musiche in una veste sonora tutta sua, dove il fantasma di Duke fa capolino qua e là, con il suo sorriso bonario».
(Marcello Piras - Musica Jazz, 1995)
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«La suite completa esce ora in disco per la prima volta, eseguita come nei concerti dell’anno scorso dalla Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale, che nel suo eccellente lavoro di arrangiatore ha rispettato lo spirito ellingtoniano con intelligente libertà».
(Salvatore G. Biamonte - Audio Review)
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«E’ fitta di passaggi la storia di questo progetto, ma vale la pena di raccontarla e di ascoltarlo. (...) Il risultato rende merito a tutti, da Shakespeare a Ellington, da Brazzale alla sua orchestra».
(Attilio Lodini - il manifesto eXtra)
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«La “Timon of Athens Suite” della Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale è una versione più avanguardistica dell’adattamento compiuto da Stanley Silverman sulla musica di scena che Ellington scrisse per l’omonima pièce di Shakespeare».
(Richard Ehrenzeller - Duke Ellington Society Newsletter - N.Y. 1995)
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«Direi proprio che, di fronte a questa, la versione di Silverman sparisce: lo stesso Ellington credo ne sarebbe entusiasta. Colpisce soprattutto la grande libertà nell’uso dei temi, manipolati ora come cantus firmi, ora come base per l’improvvisazione, e la capacità di usarli per dare origine a pezzi sostanzialmente differenti. Ma più ancora colpisce la strumentazione, forse il tratto più ellingtoniano del lavoro: il rivestimento di Market Crash, in particolare, mi pare molto felice, sia nella prima che nella seconda versione. E poi i colori scuri di Gold, The Mooche, Toasts... E lo splendido lavoro dei solisti (splendido Negri, ma l’assolo di Migliardi in Toasts è davvero magnifico). Insomma, vien ridato vita ad una musica nel modo ad essa più consono: non rispettandola alla lettera, ma trasformandola rimanendo fedele allo spirito. Questo è un disco ellingtoniano a tutti gli effetti. ».
(Stefano Zenni – Sidma 1995)
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«Brazzale - musicologo attento e preparato sulla musica ellingtoniana - ha riadattato la suite con invenzioni personali, rispettando i canoni compositivi dell’autore e conservando intatti tutti i risvolti, i profumi e gli umori della musica del Duca».
(Zino Cadini - ritmo)
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«Il secondo disco dell’ensemble diretto da Riccardo Brazzale è un lavoro che, a due anni dal precedente “Melodious Thunk”, ha tutte le carte in regola per imporre il talento del pianista-compositore vicentino non solo sulla scena del jazz italiano».
(Claudio Donà - il corso)
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«Questa suite ellingtoniana è fatta propria da Brazzale nel miglior spirito degli arrangiatori jazz: mantenendo ben vivo Ellington ma non rinunciando alle caratteristiche della scrittura sua propria.... Questo lavoro colloca Brazzale fra i giovani compositori-arrangiatori di punta del jazz italiano».
(Maurizio Franco - Musica Oggi)
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«La suite è brillantemente eseguita dalla Lydian Sound Orchestra, (...) ricca di quei colori e di quella brillantezza sempre presenti nelle migliori composizioni ellingtoniane»
(Beppe Montresor - L’Arena)
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«Brazzale ha il merito di avere recuperato, proponendole in una sua intelligente rielaborazione, le splendide e inedite musiche di Duke Ellington, (...) rendendole con trascinante comunicatività».
(Paolo Accattatis - Il Gazzettino)
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«Produzione inedita e originale (...), una suite accesa di movimenti d’insieme, con assoli misurati, che Brazzale costruisce con coerenza rispetto al grande autore originario. Il leit-motiv è il “Tema di Timone”, ripreso in modi diversi come il filo conduttore, dal quale si sviluppano felici connubi, come le inserzioni dei classici “The Mooche” e “Caravan” (...). Di raffinatezza coinvolgente la parte centrale della suite “Market Crash” (...)».
(Clelia Stefani - Il Giornale di Vicenza)
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«La ricostruzione di Brazzale - uno dei più quotati compositori jazz italiani - senza rinunciare alla specificità di un linguaggio stilistico consapevole delle evoluzioni del jazz per organico orchestrale, realizza un’opera strumentale che si sviluppa assecondando i momenti della narrazione ed è nello stesso tempo gioco di rifrazioni con la musica di Ellington. L’intento non è filologico ma della ri-creazione che dialoga con la memoria e con gli echi della propria tradizione: indubbiamente un progetto di grande interesse e originalità (...)».
(Renato Magni - L’eco di Bergamo)

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